I tentacoli del clan sull’Agenzia delle entrate, Equitalia e Commissione tributaria

Corruzione aggravata: è questo il reato contestato ai due funzionari dell’agenzia dell’entrata coinvolti stamani nell’operazione ‘Alchemia’ che ha portato all’arresto di 40 persone
19 luglio 2016
16:26

È corruzione aggravata dall’aver agevolato la ‘ndrangheta, il reato contestato ai due funzionari dell’agenzia delle entrate Giovanni Coppola (deceduto) e Demetrio Amaddeo, in quanti avrebbero omesso, o comunque ritardato, di attivare la procedura di notifica degli avvisi di accertamento dell’ente di cui erano dipendenti, nei confronti della società “Oliveto principessa srl” e “I falegnami”. Il tutto per «consentire la maturazione dei termini di prescrizione del credito vantato dall’erario nei confronti delle aziende facenti capo alla cosca Raso-Gullace-Albanese, in cambio di dodicimilacinquecento euro che, per loro conto, era stato incaricato di ricevere Roberto Zema, cognato di Antonio Caridi. Il gip, a dirla tutta, non ritiene che vi sia un quadro d’indizi gravi, precisi e concordanti in ordine alla effettiva dazione della somma nei confronti dei funzionari infedeli, ovvero della sola accettazione da parte di costoro di qualsivoglia “retribuzione”. Insomma, ci sono sì delle telefonate ma, a giudizio del gip Bennato, se è vero che «si evince senz’altro un passaggio di denaro, non appare tuttavia idonea a dimostrare con qualificata probabilità, sulla base della necessaria univocità degli elementi indiziari allo stato disponibili, il fatto che una parte del denaro sia stata versata o, quanto meno, promessa ai pubblici ufficiali investiti dell’esercizio dei poteri “decisionali” in merito all’andamento delle procedure notificatorie».

 


Ma dalle carte di “Alchemia” viene fuori anche un interessamento piuttosto forte di Jimmy Giovinazzo per questioni che interessavano le commissioni tributarie ed Equitalia. L’uomo, infatti, aveva più di un problema per poter accedere a contributi e finanziamenti. Così decise di chiamare Caridi per chiedergli di “avvicinare” i responsabili di Equitalia e un funzionario della commissione tributaria provinciale.

 

Ecco la conversazione fra Girolamo “Jimmy” Giovinazzo e Antonio Caridi:

 

Jimmy: Ciao Antonio

Antonio: (parla in sottofondo, poi) Jimmy?

Jimmy: Tu ti sei ricordato di… hai sentito lui?

Antonio: Ora l’ho chiamato, in questo momento, ora mi deve solo chiamare lui

Jimmy: lo so pure io me n’ero dimenticato, ti dico la verità

Antonio: Allora… allora siamo rimasti che lo chiamo domani mattina alle otto e mezza… tu a che ora vuoi scendere?

Jimmy: Quando vuoi, appena pensi… io appena so che lui c’è, io scendo subito

Antonio: Allora, alle otto e mezza mi chiami e ti dico a che ora devi andare da lui

Jimmy: Va bene

Antonio: ok?

Jimmy: Ciao, grazie… alla prossima

Antonio: Ciao

 

Poco dopo, Caridi contattava di nuovo Jimmy, fornendogli due recapiti telefonici di Tale Totò Scopelliti, dipendente della filiale di Reggio Calabria di Equitalia. E Giovinazzo chiamava proprio Scopelliti, presentandosi come l’amico di Antonio, chiedendo un incontro urgente e spiegando di avere bisogno di sapere “come comportarsi”, esponendo il proprio problema.

 

L’interessamento di Caridi proseguiva a tal punto da contattare il direttore di Equitalia, Demetrio Ripepi. Al telefono quest’ultimo rassicura Caridi: «Non ti preoccupare, ti faccio come se fossi tu qua, stai tranquillo».

 

Il problema però non appariva risolvibile. Per questo occorreva rivolgersi alla commissione tributaria. A tal proposito entrano in gioco i due dipendenti Salvatore Mazzei e Annunziato Vazzana. Dopo varie conversazioni e ricostruzioni, arrivano le intercettazioni che fanno dire al gip che l’accusa appare fondata. Si tratta di due conversazioni in cui Salvatore Mazzei chiama Jimmy e lo «ringrazia per il pensiero» e un’altra in cui Nuccio Vazzana sente sempre Giovinazzo e esclama: «Ti ho chiamato per ringraziarti e in più per farti gli auguri di una buona Pasqua». E Jimmy replica: 1Per gli auguri ti ringrazio, il ringraziamento non è dovuto, perché è la nostra amicizia, questa… non è un ringraziamento».

 

Cons. min.

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