La parabola del Modello Reggio. Fi e il centrodestra spazzati via dallo Stretto

Le ultime inchieste lasciano Forza Italia e complessivamente il centrodestra reggino privo di truppe e colonnelli
di Riccardo Tripepi
16 luglio 2016
15:08

Era una macchina invincibile quella messa su a Reggio dal centrodestra. Intorno al sindaco e poi governatore Giuseppe Scopelliti, pezzo dopo pezzo, si costruì quello che all’epoca era definito un modello di politica e di gestione. Il modello Reggio. E che portò la coalizione di centrodestra a non avere rivali in riva allo Stretto e in Regione per lunghi anni. Reggio, al massimo dello splendore, esprimeva in Giuseppe Scopelliti il presidente della giunta regionale, il commissario della sanità e il coordinatore regionale del Pdl. Gli equilibri del governo della Calabria e anche la formazione delle liste per le elezioni politiche passavano da Reggio. E le opere faraoniche costruite in città, come il tapis roulant per citare quella più simbolica, avevano fatto parlare di un sistema virtuoso di gestione amministrativa, anche a livello nazionale.  

 


Oggi quel modello non esiste più. Una prima e decisa spallata l’aveva subita con il processo Fallara, la dirigente comunale del settore Finanze poi morta suicida, che portò alle dimissioni di Scopelliti dalla carica di presidente della Regione e alla rottura del patto con i fratelli Gentile. Lo scioglimento del Comune per infiltrazioni, durante la sindacatura Arena, aveva poi reso ancora più grave la crisi, disperdendo truppe e risultati.

 

Adesso le ultime inchieste mettono la parola fine a quell’esperienza e lasciano Forza Italia e complessivamente il centrodestra reggino privo di truppe e colonnelli.

 

Il senatore Antonio Caridi e il suo entourage sembravano dover riportare linfa agli azzurri reggini, abbandonati ultimamente anche dal presidente della Provincia Giuseppe Raffa, arrivato ormai al termine del suo mandato. L’operazione, però, è stata clamorosamente bocciata dalla Procura, seppure bisognerà aspettare gli esiti processuali definitivi.

 

L’inchiesta “Mammasantissima” descrive un sistema di gestione assai inquietante e arriva dopo le altre operazioni realizzate dalla Procura reggina in un mese di luglio che difficilmente sarà dimenticato.

 

Il procuratore De Raho è stato chiaro: «La circostanza straordinaria è data dal fatto che la ‘ndrangheta non ha solo provato a influenzare la classe politica, ma a crearla per avere punti di riferimento all’interno delle Istituzioni».

 

Riuscendoci con ottimi risultati, almeno dando per provato il sistema descritto nell’ordinanza di custodia cautelare.

 

E Reggio, dunque, si risveglia attonita e sbigottita. E si ritrova a passare da modello da esportare e centro nevralgico del centrodestra guidato dai vari Scopelliti, Sarra, Caridi e compagnia, alla capitale delle connivenze, delle cupole e delle infiltrazioni così pervasive da togliere e risucchiare ogni spazio vitale.

 

Il centrodestra, come dimostrato anche dall’ultima convention di Vibo, è ormai a trazione cosentina e affidato saldamente ai fratelli Occhiuto. All’incontro organizzato da Giuseppe Mangialavori, alla presenza di big del calibro di Giovanni Toti, Mara Carfagna e Altero Matteoli, si è avuta netta la sensazione di un partito che vuole ricostruirsi un volto moderato e che ha nei fratelli Occhiuto il traino per affrontare la corsa. Toti li ha praticamente investiti anche in vista delle future regionali.

 

A quell’incontro, da Reggio, si era presentato il solo Antonio Caridi, insieme al suo delfino Francesco Cannizzaro (consigliere regionale della Casa delle Libertà). Anche quel punto di riferimento, al momento, non c’è più. Rimangono soltanto il capogruppo Alessandro Nicolò e l’ex parlamentare Nino Foti, come punti di riferimento per una Forza Italia che rischia di scomparire nel meridione della Calabria.

 

Ma sarebbe miope da parte di Jole Santelli, attualmente anche commissaria del partito reggino, e degli altri leader pensare ad una rifondazione della coalizione senza Reggio. Il progetto sarebbe monco e difficilmente in grado di proporsi come alternativa di governo vincente, alla competizione in una città che ha spesso determinato gli esiti finali delle competizioni elettorali. La ricostruzione, tuttavia, sarà lunga e assai laboriosa.

 

Riccardo Tripepi

 

Giornalista
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