Gli uomini della ‘ndrangheta nelle istituzioni - INTERCETTAZIONI

Parte integrante della struttura 'segreta e riservata' delle cosche del Reggino professionisti ed esponenti politici di primo piano
15 luglio 2016
12:55

L’operazione, scattata questa mattina ad opera dei carabinieri dei Ros che ha portato all’esecuzione di cinque ordinanze di custodia cautelare emesse dal Tribunale di Reggio Calabria a carico di altrettante persone, ha fatto emergere uno spaccato inquietante della commistione tra la politica e certi ambienti della criminalità organizzata. I destinatari del provvedimento richiesto dalla Procura Distrettuale Antimafia sono stati: Paolo Romeo, Alberto Sarra, ex sottosegretario regionale, l'avvocato Giorgio De Stefano, Francesco Chirico e il senatore Antonio Caridi. Per quest'ultimo, l'ordinanza è stata inviata alla Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato.

 


La struttura direttiva - Base di partenza dell’indagine denominata “Mamma Santissima” è costituita dalle pregresse inchieste sviluppate sempre dai Carabinieri: “Meta”, “'Ndrangheta Banking”, “Reale e Crimine”. Dette investigazioni hanno dimostrato l'unitarietà ed il tendenziale verticismo della 'ndrangheta come organizzazione di tipo mafioso, nonché l'esistenza e l'operatività di un organo collegiale di vertice, denominato Provincia, in seno al quale sono rappresentate le cosche dei tre Mandamenti (Centro, Jonico e Tirrenico). I procedimenti penali contenevano, però, alcuni elementi investigativi che facevano presupporre l'esistenza di una ulteriore struttura direttiva occulta, sovraordinata rispetto alla Provincia, ed in generale di contesti occulti all'interno della 'ndrangheta.

 

Le articolate e prolungate investigazioni condotte, a partire dal mese di gennaio 2012, hanno confermato l'esistenza della “Mamma Santissima” o “Santa”, prima struttura direttiva segreta della 'ndrangheta. A tale struttura avevano accesso anche “massoni” o “nobili”, intendendosi per essi coloro che non avevano estrazione propriamente criminale. Con la “Santa” - la cui ideazione va ricondotta ai casati mafiosi De Stefano, Piromalli, Nirta, Araniti, Libri, Mammoliti, Cataldo e Mazzaferro - si assiste ad un sostanziale mutamento della 'ndrangheta funzionale ad un processo di infiltrazione degli ambiti in cui è articolata la società civile attraverso i “Santisti” che, pertanto, hanno operato nelle vesti di appartenenti all'organismo decisionale occulto. Insomma, per gli inquirenti, della struttura direttiva “segreta o riservata” fanno parte «gli avvocati Giorgio De Stefano (68 anni) e Paolo Romeo, il politico Alberto Sarra e l’ex funzionario pubblico Francesco Chirico (72 anni). Il gruppo si è avvalso anche della collaborazione del senatore Antonio Stefano Caridi». 

 

Le interferenze nella pubblica amministrazione - La struttura occulta svolgeva i seguenti compiti: «Curare il coordinamento delle diversificate operazioni criminali riferibili al complessivo sistema criminale di tipo mafioso operante sul territorio nazionale ed all'estero, composto dalla 'Ndrangheta e dalle altre mafie storiche (Cosa Nostra, Camorra e Sacra Corona Unita); definire le strategie criminali di massimo livello col fine di estendere il programma criminoso negli ambiti di maggior interesse, con particolare riferimento a quelli, informativi, imprenditoriali, economici/finanziari/bancari, amministrativi/politici/istituzionali interferendo, in questo ultimo caso, con enti pubblici locali territoriali e singoli membri di organi politici di rilievo costituzionale». Sotto quest'ultimo profilo compito del “Santista” «era quello di impadronirsi o infiltrarsi in enti pubblici avvalendosi del consenso elettorale», evidentemente condizionato e viziato.

 

Condizionamento delle elezioni - Da alcune intercettazioni emerge come la 'ndrangheta doveva individuare i propri candidati da far vincere con i voti mafiosi. Non si parla di semplici contatti ma di un’ulteriore evoluzione: la criminalità organizzata voleva piazzare dei propri uomini nelle istituzioni.


A partire dal 2002 gli avvocati Romeo e De Stefano hanno avuto «un ruolo determinante per la elezione di Giuseppe Scopelliti e Pietro Fuda rispettivamente a sindaco del Comune e a presidente della Provincia di Reggio Calabria».


Particolarmente significative sono le emergenze relative alle elezioni, comunali e provinciali del 2002 in relazione alle quali affiora che l'affermazione elettorale di Scopelliti sull'altro candidato, Naccari Carlizzi, va ricondotta, oltre che alla maggiore controllabilità del primo, «agli specifici interessi della criminalità mafiosa anche nei settori dei lavori pubblici in generale, nella gestione dei fondi del Decreto Reggio e nella creazione delle società di servizi a capitale misto pubblico privato. Progetto questo avviato a partire dal 2001 in particolare». Ancora più integrate nel sistema le figure dei politici Antonio Stefano Caridi, oggi senatore, e Alberto Sarra che hanno operato nell’ambito della «direzione strategica degli avvocati De Stefano e Romeo affinché gli interessi di promanazione 'ndranghetistica venissero comunque realizzati e tutelati, interferendo così sul funzionamento di enti di rango costituzionale, tanto locali che nazionali».
Caridi ha ricoperto dal 2002 e 2007 l'incarico di assessore all’Ambiente del Comune di Reggio Calabria, cosa quest'ultima, che ha permesso alla cosca De Stefano di controllare la società Fata Morgana Spa. SpA.


Sono inoltre stati raggiunti da gravi indizi di colpevolezza Alessandro Bruno Delfino, Bruno Nicolazzo e Roberto Moio poiché ritenuti responsabili, in concorso, del delitto di scambio elettorale politico. La 'ndrangheta ha, quindi, evoluto il proprio modello che è fondato, non più solo sull'utilizzo di soggetti che si “mettono a disposizione”, ma anche su soggetti di propria estrazione che meglio di tutti possono garantire gli interessi dell'organizzazione.

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