Fi guarda al centro e consegna le chiavi del partito agli Occhiuto

Finito lo strapotere di Reggio, ormai marginale tra gli azzurri
di Riccardo Tripepi
2 luglio 2016
13:02

Centrodestra moderato e unito. Il nuovo mantra azzurro è stato servito in tutte le salse dai big nazionali e calabresi di Forza Italia che si sono dati appuntamento all’Hotel 501 di Vibo Valentia.


Un’iniziativa che segna il nuovo corso del partito, e probabilmente del centrodestra in Regione, dopo la vittoria di Mario Occhiuto a Cosenza. E incorona il consigliere regionale Giuseppe Mangialavori come astro nascente del partito e possibile candidato alle prossime politiche, così come non hanno mancato di sottolineare tutti i relatori della convention. Del resto il politico vibonese ha proprio il “phisique du role” del centrodestra moderato che serve a tranquillizzare il popolo.



Una sala gremita in ogni ordine di posto ha accolto Giovanni Toti, Mara Carfagna e Altero Matteoli. A fare gli onori di casa, oltre a Mangialavori, la coordinatrice regionale Jole Santelli (in gran spolvero), il parlamentare Roberto Occhiuto (suo fratello Mario, neo sindaco di Cosenza, invece non si è visto), oltre ai vice coordinatori regionali Antonio Caridi e Wanda Ferro.


Interessante mettere insieme la composizione del tavolo dei relatori e quella della platea. Un risiko che conferma quanto già osservato a Cosenza dopo la vittoria di Mario Occhiuto e la scelta di investire Jole Santelli anche della carica di vicesindaco, per blindare ogni equilibrio a palazzo dei Bruzi. Il partito di Berlusconi in Calabria ha ormai scelta la trazione cosentina abbandonando le rive dello Stretto dove era stato ancorato per lunghi anni dallo strapotere di Giuseppe Scopelliti e della sua squadra. Gli Occhiuto, in particolare, con il benestare della Santelli sembrano avere il pallino in mano. A rappresentare la provincia reggina ieri c’erano soltanto Antonio Caridi e il consigliere regionale Francesco Cannizzaro. Un autentico flop. Assenti Nicolò e Foti, così come il presidente della Provincia Giuseppe Raffa, ormai a fine mandato.


E del resto le parole di Giovanni Toti, a proposito delle prossime regionali che il centrodestra spera possano essere anticipate in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale di ottobre, non lasciano dubbi. “Per le prossime regionali abbiamo già qualche idea, vero Roberto?” ha detto Toti rivolgendosi ad Occhiuto. Una vera e propria investitura di famiglia che potrebbe riguardare uno dei due fratelli, ormai sulla breccia dell’onda dopo la vittoria di Cosenza che ha fatto il giro d’Italia per come maturata e che ha attratto in giunta big del calibro di Vittorio Sgarbi.


Altro dato evidente è la spinta verso il centro e la ricomposizione del fronte moderato che arriva da Roma. Anche un ex An come Altero Matteoli ha detto chiaramente: “Un centro-destra funzionerà, mentre non funzionerebbe un destra-centro”. Musica per le orecchie degli astanti, forse ad eccezione di quelle di Wanda Ferro ancora ferita dall’esito dell’ultima campagna elettorale e pronta a citare Almirante nel corso del suo intervento. Gradito il riferimento lo è stato soprattutto alla squadriglia ex Udc presente in Aula: da Gianluca Gallo a Alfonso Dattolo e per gli esponenti più moderati di Fi come gli ex consiglieri regionali Salvatore Pacenza e Mario Magno.

Famiglia, solidarietà, cambio delle politiche dell’immigrazione, attenzione all’impresa e non alle banche, gli obiettivi snocciolati da Mara Carfagna lungo il classico rosario dei moderati calabresi. E poi la ricetta per le alleanze: “Ricompattare i moderati comprendendo le formazioni civiche, la Lega e Fratelli d’Italia, ma con Forza Itala ago della bilancia della coalizione”. Concetto ribadito sia da Toti, sia da Carfagna, che da Matteoli perché non sfuggisse a nessuno.


Il presidente della Regione Liguria ha poi aperto la porta anche ai possibili ex alleati che non potranno continuare a lungo ad essere alleati del governo Renzi. “Le nostre porte – ha spiegato – potrebbero aprirsi davanti ad un “ravvedimento operoso” dei nostri ex alleati”.


Si sta insomma costruendo il perimetro del nuovo corso del centrodestra. Ancora poco per parlare di rilancio anche perché ci sono troppe incertezze legate alla durata della leadership di Silvio Berlusconi. Ma abbastanza per capire che l’idea è quella di dare al popolo dei moderati italiani, come sempre l’assoluta maggioranza del Paese, un punto di riferimento che è ormai manca da troppo tempo e che potrebbe fare da contraltare all’antipolitica grillina.

 

Giornalista
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