Arpacal, Scalzo a processo - VIDEO

Il gup del Tribunale di Catanzaro ha rinviato a giudizio Antonio Scalzo accusato di abuso di ufficio in concorso
di Gabriella Passariello
12 febbraio 2016
12:35

“Assunzioni illegittime escogitate per stabilizzare lavoratori precari all’interno della Pubblica amministrazione, utilizzando l’escamotage di protocolli di intesa stipulati ad hoc con la Regione Calabria”. In una sola parola abuso di ufficio. Con questa accusa il gup del Tribunale di Catanzaro Pietro Carè , accogliendo la richiesta del pubblico ministero Domenico Guarascio ha rinviato a giudizio Antonio Scalzo, ex direttore scientifico dell’Agenzia, e  presidente del Consiglio regionale, fino a quando non è rimasto coinvolto nel ciclone della Procura reggina “Rimborsopoli”.

 


Scalzo è stato travolto nell’inchiesta della Procura di Catanzaro insieme ad altre sei persone  tra dirigenti dell’Arpacal e vertici della Regione Calabria. Si tratta di Vincenzo Mollace, ex direttore generale dell’Arpacal, Giuseppe Graziano, ex dirigente generale del dipartimento Politiche dell’ambiente della Regione Calabria e attuale consigliere regionale di minoranza;Francesco Caparello, all’epoca dei fatti dirigente del settore Personale dell’Agenzia regionale; Luigi Luciano Rossi, ex direttore amministrativo della stessa Arpacal; Sabrina Santagati, ex direttore generale dell’Arpacal e Rosanna Squillacioti, all’epoca dei fatti dirigente di settore del dipartimento Politiche ambientali della Regione Calabria. La posizione di Scalzo era stata stralciata e decisa oggi, mentre per gli altri è in corso  il processo dibattimentale, dopo il rinvio a giudizio disposto nell’aprile 2015. Anche gli altri imputati rispondono di abuso di ufficio in concorso.  Graziano, secondo le ipotesi accusatorie, avrebbe autorizzato Alessandra Tavernese a proseguire l’attività lavorativa nella delegazione romana della Regione Calabria «nonostante la stessa fosse stata illegittimamente e  illecitamente stabilizzata per urgentissime e improrogabili attività istituzionali proprie del dipartimento Ambiente, compreso il coordinamento nazionale». Ma c’è di più.

 

Graziano con due note, risalenti al 2008 avrebbe sollecitato l’assunzione di Vincenzo Cotroneo insieme ad altre sette unità della taske force del dipartimento Ambiente della Regione Calabria, procurando a questi un ingiusto vantaggio patrimoniale, costituito dall’impiego di Cotroneo in un altro ente violando le norme sulla stabilizzazione. Tutto questo utilizzando l’espediente del Protocollo d’intesa tra Ministero dell’Ambiente e Regione, che avrebbe consentito che la stabilizzazione dei lavoratori precari potesse avvenire «per esigenze permanenti dell’amministrazione stabilizzante con vacanze di organico per posizioni non dirigenziali da ricoprire da lavoratori già impiegati nello stesso ente per un triennio». Secondo l’ipotesi di accusa con il protocollo, Graziano insieme a Mollace avrebbe permesso di stabilizzare il personale precario con contratto a tempo determinato « assunto dal ministero all’Ambiente e assegnato all’assessorato alle Politiche ambientali della Regione Calabria, consentendo che questi venissero assunti dall’Arpacal presso il quale non avevano, però, mai prestato attività lavorative». E lo stesso meccanismo sarebbe stato impiegato da Caparello, Rossi, Scalzo, Mollace, Santagati e Squillacioti.

Gabriella Passariello

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